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“PERCHÈ HO PORTATO AD AUSCHWITZ I MIEI STUDENTI PALESTINESI”

Di Alberto Rossi – 2 Luglio 2014

ntervista al Prof. Mohammed Dajani, che ha organizzato la “storica” visita di un gruppo di studenti palestinesi ad Auschwitz. Pagandone anche le conseguenze

Uno dei maggiori ostacoli alla pace tra Israeliani e Palestinesi è che, paradossalmente, non si conoscono affatto. Ancor di più da quando, da quasi un decennio, c’è un muro tra di loro. Così essi rischiano di avere in mente solo gli estremi: per gli Israeliani, il Palestinese medio è il kamikaze che si fa saltare sul bus; per i Palestinesi, l’Israeliano medio è come quei coloni che lanciano pietre contro i bambini palestinesi che vanno a scuola. Più che con mille negoziati, la svolta per arrivare alla pace si avrà quando sui libri di testo dei ragazzi palestinesi ci sarà Israele sulla cartina, e sulle mappe dei libri di testo israeliani sarà disegnata la green line che delimita la Cisgiordania. Per questo, un professore universitario palestinese che nella primavera del 2014 decide di portare un gruppo di 30 suoi studenti ad Auschwitz, fatto mai accaduto in precedenza, più che una notizia è un vero e proprio evento, che per sua natura è destinata a lasciare un seme profondo, a far riflettere, ma anche a dividere. Mohammed S. Dajani Daoudi, che ho conosciuto personalmente a Gerusalemme nel 2008, racconta in questa intervista al Caffè i perché di questa visita e le conseguenze che questa ha portato.

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